domenica 16 settembre 2007

A ciascuno i propri sogni

18 ottobre 2005

Dal Libro del Grande Bastardo, capitolo 9

Tratto da La compagnia dei Celestini, di Stefano Benni

Un giorno Algopedante e Pantamelo capitarono in una piazza ove si riuniva la gioventù del paese, videro schierati gli esponenti di due generazioni successive alla loro, che era stata fiera, combattiva, sfortunata e logorroica. Stavano, questi giovani, seduti all'interno di auto, o appoggiati a moto e motorini, quasi mancassero di equilibrio proprio e avessero bisogno di un puntello, e tutti erano elegantemente vestiti, ben nutriti e abbronzati e portavano occhiali scuri per nascondere l'innocenza dell'età.
...
Alcuni commentavano certami velistici o ultimi modelli di scarpa, altri discutevano se in certi casi è lecito uccidere i genitori, e soprattutto se è lecito chiedere la collaborazione degli amici per uccidere i propri genitori, il che rende l'operazione più semplice ma fa correre il rischio che si debba restituire il favore. E le ragazze commentavano l'abilità dei ragazzi nel far impennare la moto e i ragazzi la resistenza delle ragazze nella danza e sui muri erano iscritti scherzosi commenti quali Matteo cornuto ebreo e Tatiana pompinara fai pena, e così la dolce sera calava su Gladonia e ci si apprestava a rombare verso i luoghi del divertimento.
... E Algopedante disse: "Ma che generazione è mai questa che non ha altri ideali che vacanze, vestiti e carburatori? Quanto sono diversi da noi, che parlavamo di filosofia e amore, e di come cambiare il mondo?"
... "Non so che dire" disse Pantamelo "se non che quello che fanno, essi lo hanno imparato da qualcuno".
"Non certo da noi," disse Algopedante "i nostri sogni erano migliori dei loro".
"Forse," disse Pantamelo. "Oppure abbiamo sognato che i nostri sogni fossero migliori".

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