mercoledì 30 aprile 2008

Qualcuno era comunista

Qualcuno era comunista
di Gaber - Luporini
1991 © Edizioni Curci Srl - Milano Come? Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette! Volete sapere se ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parla più nessuno, tutti fanno finta di niente e invece è giusto chiarirle queste cose, una volta per tutte, ohhh!
Se ero comunista. Mah! In che senso? No, voglio dire…
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

dal sito http://www.giorgiogaber.org/

domenica 27 aprile 2008

La sicurezza è un concetto relativo

Oggi e domani a Roma si ri-vota per i ballottaggi. Speriamo bene, mi dispiace per lui (pare vero) ma Gianni Alemanno sindaco della Capitale lo sentirei come un oltraggio personale. Ha basato gran parte della sua campagna elettorale sulla sicurezza della città. Balle... proprio ieri leggevo su L'Unità, in un articolo a firma di Eduardo Di Blasi (pag. 9), un resoconto davvero illuminante.
Intanto, i dati sull'andamento della criminalità a Roma indicano che dopo il Patto per la Sicurezza firmato il 18 maggio 2007 tra il Campidoglio e il Ministero degli Interni sono diminuiti furti, estorsioni, incendi dolosi, omicidi volontari. Fermo restando che le ultime aggressioni in città ci rivelano che Roma è come Milano (governata da diverso tempo dal centrodestra) e sono comunque da condannare, ciò che in realtà non diminuisce sono gli episodi di violenza fascista. Questi sì che stanno diventando un problema di sicurezza per la città. C'è una cappa di intolleranza che copre Roma, che si respira in giro e di cui uno degli ultimi fatti racconta che a Vigna Clara Daniela Poggi è stata aggredita mentre faceva volantinaggio per un candidato del centrosinistra.
Giorni fa sulla metropolitana mi è successo di sentire due ragazzine sui sedici anni apostrofare cattive una zingara con un "Aho, vattene a casa tua". Mi era capitato di vedere persone anziane trattare male i rom sui mezzi, ma mai due persone giovani che, evidentemente, ormai si sentono protette e autorizzate a esternare comportamenti intolleranti.
L'articolo di Di Blasi continua poi con una puntuale cronologia degli episodi di violenza fascista a Roma negli ultimi due anni.

26 agosto 2006: Renato Biagetti, 26 anni, viene ucciso mentre esce da un concerto organizzato da Rifondazione Comunista sulla spiaggia di Focene, vicino Roma.
31 dicembre 2006: viale Libia e viale Eritrea si ritrovano coperte di scritte antisemite.
26 gennaio 2007: un ragazzo sedicenne, al Liceo Newton, viene aggredito da un gruppo di neofascisti per aver protestano contro un volantinaggio fascista. Episodi del genere sono attualmente in aumento nelle scuole della città.
aprile 2007: quattro molotov vengono lanciate contro il Cantiere Sociale Tiburtino.
maggio 2007: un giovane, all'uscita di una discoteca gay, viene aggredito da quattro ragazzi tra i 18 e i 22 anni.
28 giugno 2007: l'assalto a Villa Ada. Una squadraccia armata di bastoni e coltelli (sembra militanti di Forza Nuova) attende la fine del concerto della Banda Bassotti per aggredire coloro che tornano a casa. Tra il pubblico anche famiglie con bambini.
11 luglio 2007: a Casalbertone esponenti di destra e ragazzi di un'occupazione abitativa si fronteggiano con mazze, catene e coltelli.
13 luglio 2007: viene data alle fiamme la corona di alloro sulla lapide di Porta S. Paolo, a memoria della Resistenza.
20 settembre 2007: un campo nomadi in via Tiburtina viene assalito con molotov, bastoni e coltelli.
2 novembre 2007: tre ragazzi gay sono aggrediti vicino alla stazione Termini. E' il periodo dell'omicidio di Giovanna Reggiani. Nello stesso giorno una decina di italiani agrrediscono tre romeni a Torre Angela, ferendoli gravemente.
11 novembre 2007: la notte della morte del tifoso laziale Gabriele Sandri il quartiere Flaminio viene messo a ferro e fuoco.
17 febbraio 2008: due esponenti di Blocco Studentesco, a Vigne Nuove, aggrediscono un compagno di 19 anni.
23 febbraio 2008: davanti al Liceo Mamiani compaiono scritte con offese a Franca Rame, svastiche e simboli di Fiamma Tricolore.
25 febbraio 2008: una ventina di neofascisti con spranghe e coltelli entra in un pub di via Etruria, devastandolo.
7 aprile 2008: i neofascisti distruggono un gazebo della Sinistra Arcobaleno.
17 aprile 2008: al grido di Duce Duce viene invaso e devastato il Circolo di Cultura Omosessuale Mauro Mieli.

Questo non è allarme sicurezza? Come mai Alemanno nemmeno li nomina questi episodi?
Forse perchè dopo sarebbe troppo difficile chiedere il loro sostegno politico.

martedì 22 aprile 2008

Boccastorta & Benebene

Uno dei parametri di misurazione dell'invecchiamento, accettato ormai anche dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), è costituito dalla mutazione degli esercizi commerciali vicini alla casa in cui si viveva da bambini. Raccapricciante.
Parliamo, nel mio caso, della zona adiacente Piazzale degli Eroi a Roma. Ogni tanto, quando vado a trovare i miei che ancora vivono lì, mi faccio un giro e osservo. I negozi dell'infanzia spariscono, vengono sostituiti da altri più moderni o utili. I ricordi, però, rimangono.
Proprio davanti al nostro portone c'era una vineria (oggi si chiamano enoteche e sono molto molto più chic). Ci si comprava il vino sfuso da portare a casa e io rimediavo sempre una gazzosa. La vineria non c'è più da un bel pezzo, il suo posto è stato preso da un bar.
Dietro l'angolo c'era invece una latteria, con una lattaia tutta bianca bianca e grassissima. Anche la latteria era immacolata e c'era un tavolo con il ripiano di marmo (bianco naturalmente). La latteria non c'è più da una vita: ora c'è un piccolo alimentari gestito dalla figlia della lattaia grassa.
A fianco si trovava un negozio dove non mi piaceva andare: la macelleria. Era fredda fredda e scomoda per me che se sono bassa adesso figuratevi da bambina. Il bancone era altissimo, sopra una specie di predella e io non vedevo niente. Un negozio molto noioso. Quando chiuse non mi dispiacque affatto, perchè aprì un tizio che aggiustava i motorini e a me, sotto casa, faceva molto più comodo.
Dove adesso c'è un meccanico, all'angolo a sinistra del nostro portone, c'era un alimentari dove mia nonna faceva la spesa e compravamo la pizza bianca per la merenda a scuola. I proprietari erano una coppia un po' anziana, lui si chiamava Sebastiano ma aveva un soprannome che sicuramente ignorava, che però usava tutto il circondario. Questo signore, infatti, aveva il vezzo di dire continuamente bene bene. "Vorrei cinque rosette e due etti di prosciutto crudo"... e lui rispondeva bene bene. "E anche un po' di parmigiano grattugiato, per favore"... e lui bene bene. Vabbè, lo chiamavano tutti Benebene. "Nonna, andiamo a fare la spesa da Benebene?".
E poi c'era Boccastorta, il cartolaio di via Andrea Doria. Non era il cognome... il fatto è che il poveretto aveva avuto un ictus che gli aveva lasciato la bocca, appunto, un po' storta e quindi... Lui c'è ancora... non il Boccastorta originale, naturalmente. Il negozio... il negozio è ancora lì.

venerdì 18 aprile 2008

E intanto il Berlanga gioca in Borsa

Anni fa uscì un libro di Stefano Benni che si intitolava "Spiriti". Uno dei personaggi, un tizio piuttosto inquietante, era Berlanga... ogni riferimento è assolutamente non casuale. Ne consiglio vivamente una rilettura alla luce dei recenti fatti.

Il Berlanga annuncia che verrà riesumato il progetto del ponte sullo stretto: il titolo di Impregilo, che vinse a suo tempo l'appalto, schizza in Borsa (+13,12%). Nell'ottobre del 2005, infatti, Impregilo, una multinazionale a capogruppo di una cordata di aziende internazionali, si aggiudicò la gara internazionale per la realizzazione dell'opera. L'offerta finale risultò essere di 3,88 miliardi di euro. Il progetto considerava un tempo di realizzazione di 70 mesi (6 anni). Il contratto di assegnazione venne firmato dal governo Berlusconi il 27 marzo 2006. L’approvazione del progetto definitivo doveva concludersi in un tempo definito in dieci mesi dalla firma del contratto; in tale intervallo di tempo (fino all'estate del 2007) il governo e la Stretto di Messina SpA avevano la possibilità di ritirarsi dall'affare. L'accantonamento del progetto da parte del governo avrebbe comportato il pagamento di una penale che aumenterebbe in relazione al tempo in cui questa decisione dovesse essere comunicata alle parti. Nel mese di ottobre 2007 il Parlamento ha votato per il definitivo accantonamento del progetto e lo scioglimento della società Stretto di Messina. Questi i fatti, oggi invece si ri-tira fuori il progetto.
Altra situazione, Putin arriva in Italia ospite del Berlanga, si parla di Alitalia e del possibile intervento di Aeroflot: le azioni della compagnia russa volano a +18%.
In altre parole: chi ha avuto la lungimiranza di acquistare in Borsa azioni di Impregilo o Aeroflot PRIMA delle dichiarazioni del Berlanga ha guadagnato (diciamo così) un sacco di soldi.
Devo continuare?

venerdì 11 aprile 2008

Hard Times

La campagna elettorale finisce oggi, ma ormai ci siamo abituati a mangiare merda...

(ANSA)- LONDRA, 10 APR - A Londra si puo' gustare un raro tipo di caffe', ottenuto con i chicchi raccolti negli escrementi di un gatto che di caffe' si nutre. E' l'ultima novita' offerta da un grande magazzino londinese, al prezzo di 50 sterline (62 euro) alla tazza. La miscela si chiama Caffe' Raro ed e' creata mescolando il Jamaican Blue Mountain con il Kopi Luwak. Solo che quest'ultimo viene prima mangiato dal Musang, un gatto asiatico che sceglie i chicchi migliori, e poi depositato sotto forma di escrementi.