mercoledì 16 novembre 2011

Democrazia: le "nuove" idee

Pericle, discorso ai cittadini di Atene.
461 aC.



Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ora mi chiedo: dove stiamo andando?

domenica 25 settembre 2011

mercoledì 21 settembre 2011

I Wu Ming e la coda dell'occhio

Wu Ming 1 e Wu Ming 5, qualche mese fa alla presentazione di "Anatra all'arancia meccanica" alla Casetta Rossa.

Non mi stancherò mai di raccomandare a tutti una capatina ogni tanto su Giap, il blog del collettivo Wu Ming. La lettura dei loro articoli e interventi è una vera e propria boccata di ossigeno che arriva un paio di volte a settimana. Apprezzo infinitamente il loro stile, il modo in cui parlano di ciò che accade attraverso riferimenti inconsueti al cinema e alla letteratura. “La politica ha bisogno di visioni che la narrativa produce”, è un concetto bellissimo, pieno di significato e oggi quanto mai assolutamente vero.
Un paio di giorni fa Wu Ming 1 ha pubblicato su Giap un suo intervento scritto per una rivista di cinema, Rifrazioni, partendo da una riflessione sulla celebre scena finale di Profondo Rosso. Se non avete visto il film smettete di leggere perché dirò (per forza) come va a finire e cercate di colmare questa grave lacuna culturale al più presto. Per chi ricorda, invece, Wu Ming 1 descrive quanto avviene nel corridoio: il protagonista passa velocemente e coglie fugacemente qualcosa con la coda dell’occhio, pensa, torna indietro e ricorda. Ricorda qualcosa che ha già visto all’inizio del film, in realtà ha sempre conosciuto l’identità dell’assassino fin dal suo primo passaggio in quello stesso corridoio, solo che quel particolare era rimasto sullo sfondo, lontano dal focus dell’attenzione, lontano dalla consapevolezza. Visualizzato il tutto?
Insomma, Wu Ming 1 parte dal significato di questa scena, dall'espressione "coda dell'occhio", metafora per l'estremo margine del nostro campo visivo. La coda dell'occhio, ovvero l'ultima parte dell'occhio che percepisce qualcosa che si trova in una parte di spazio che ci si sta lasciando alle spalle. E quella cosa, nel momento in cui passiamo oltre e la cogliamo fuggevolmente, è indistinta e torna a far parte di quello sfondo che si trova ormai alle nostre spalle. Per metterla nel focus del nostro sguardo, dopo averla appena percepita con la coda dell'occhio (ne abbiamo due, in realtà, una a destra e una a sinistra), dobbiamo girarci, ruotare la testa e puntare lo sguardo. Ma non lo facciamo, quasi mai almeno. L’aggettivo che Wu Ming 1 utilizza per descrivere noi stessi mentre agiamo in questo modo è “corrivi”: procediamo veloci con un focus sempre più ristretto, senza prestare attenzione a ciò che abbiamo intorno, a ciò che ci passa accanto. Non ci fermiamo a pensare, distinguere e dare significato alle cose, rispondiamo agli stimoli privi di un momento di riflessione, nel modo più immediato e banale, senza riuscire a cogliere il senso più profondo e complesso delle cose che entrano nel raggio della nostra percezione. Wu Ming 1 scrive che è proprio per questo motivo che le provocazioni dirette e frontali (culturali, sociali e via dicendo) cadono nel vuoto e servono a poco dove impera la fretta e lo stile di vita è banalmente corrivo.
Ecco dunque il bisogno di una poetica del vivere e creare che stimoli un’attenzione “obliqua” e che costringa a dare una seconda occhiata, così… tanto per vedere se il significato delle cose cambia e diventa qualcosa di diverso e più complesso, più interessante e costruttivo. Magari al rovescio. Le provocazioni dirette non bastano più: ci vuole il doppio passaggio di cui parla Wu Ming 1 nel suo articolo, che vi invito a leggere integralmente: “qualunque artista, creatore, sobillatore dovrebbe lavorare per farci entrare due volte nel corridoio: la prima volta passando di corsa, la seconda fermandoci”.

giovedì 15 settembre 2011

Human Rights - Pets Rights

Purtroppo questa volta non è una storia divertente o carina: è una storia orribile. La gattina nella foto si chiama Gloria, il fatto è accaduto a Chauteau-Therry, in Francia.
Alcuni bambini stavano giocando a calcio e questo cucciolo era la palla. Gloria ha due mesi e pesa pochi etti. La partitella è finita quando una passante si è accorta di quello che stava succedendo e ha tolto la gattina dalle mani di quei piccoli mostri.
Il veterinario ha trovato una situazione gravissima: ha dovuto asportare l'occhio destro, le vibrisse erano bruciate e strappate, due denti rotti, un osso di una zampetta posteriore è completamente distrutto. Le è stato conficcato un ago nella collottola e vomita sangue. Una radiografia evidenzia che nello stomaco c'è un chiodo e alcune viti, una della lunghezza di sei centimetri. Due interventi chirurgici in pochi giorni, se sopravviverà (è già un miracolo che sia stata ritrovata ancora viva) l'aspetta una terza operazione per provare a ricostruire l'osso della zampa. Al momento fa qualche fusa e cerca di lavarsi: un buon segno di ripresa.
Questa storia è orribile, in primo luogo perchè sono stati dei bambini, ai quali nessuno ha insegnato ad avere rispetto per niente. Il rispetto per gli altri inizia dalle piccole cose per arrivare a quelle grandi. Non si butta la carta per terra, non si torturano gli animali, non si picchiano i compagni di scuola, non si ruba la merenda... per arrivare poi a non violare i Diritti Umani e Civili di nessuno. E' un percorso mentale che inizia da piccoli: sono i bambini che poi diventano gli adulti con cui avremo a che fare domani e, sinceramenti, questi bambini mi fanno paura.

martedì 13 settembre 2011

Caccia alla Potterologia! La terza prova per vincere una copia del libro

Riporto integralmente l'annuncio uscito un paio di giorni fa su FantasyMagazine.

Nella migliore tradizione della Cerca della Pietra Filosofale potterica, anche questa caccia si articola in sette prove. Come Harry, Hermione e Ron durante il primo anno a Hogwarts, dovete mettere alla prova tenacia, conoscenze del mondo magico e reale, ingegno… insomma tutte le caratteristiche di un mago (ma anche di un Babbano) coi fiocchi!
Per partecipare, ecco cosa dovrete fare: ogni settimana, a partire dal 12 settembre fino alla mezzanotte di domenica 9 ottobre, quando scadranno i termini, dovrete tenere d’occhio le notizie pubblicate a turno, oltre che sul blog del libro, sui portali Giratempoweb, Harry Potter Italia, Harryweb.net e Portus (ogni lunedì, sul blog, verranno indicati quali sono i portali ‘di turno’ dove andare a cercare gli indizi).
In mezzo al testo di tali notizie verranno disseminati quesiti, indovinelli, tracce che dovrete individuare e risolvere. Attenzione: gli indizi non compariranno tutti i giorni per sette giorni, bensì solo due giorni nell’arco di sette, ma siccome non vi diremo in quali, dovrete curare i siti tutta la settimana (o quasi) per non rischiare di lasciarveli sfuggire. Una volta comparsi, gli indizi resteranno a vostra disposizione per tutta la settimana fino alla domenica, dopodiché verranno tolti.
Mettete da parte tutte le soluzioni man mano che superate le prove e attendete l’istruzione finale che verrà data il giorno 3 ottobre sul blog e che vi permetterà di  combinare le soluzioni parziali in un’unica soluzione finale. A quel punto, fino al giorno 9 ottobre, potrete inviare la soluzione finale, col vostro nome e cognome, a questo indirizzo: info@camelopardus.it
Se, come è molto probabile, sarete più di uno a trovare la soluzione, si procederà con sorteggio fra tutti coloro che avranno inviato la risposta corretta. Il vincitore verrà avvisato via mail da Camelopardus.
Se avete domande, adesso o nel corso dello svolgimento delle prove, non esitate a postare nella sezione commenti nel blog e lo staff provvederà al più presto a sciogliervi ogni dubbio.

I primi due siti dove cercare i primi due indizi di questa settimana sono Giratempoweb (giratempoweb.net) e Portus (Portkey.it).

mercoledì 7 settembre 2011

Potterologia: pubblicità occulta? Assolutamente no!

Direi che più che occulta è proprio sfacciata: si tratta del video che "pubblicizza" un mio saggio su Harry Potter in uscita all'interno del collettaneo "Potterologia: dieci as-saggi dell'universo di J.K. Rowling" in uscita nelle librerie il prossimo 3 ottobre. Già tempo fa avevo scritto un post sulla Casa Editrice Camelopardus: "piccola" ma GRANDE nello stesso tempo e di come mi sono trovata benissimo a collaborare con lei e con tutti gli altri "colleghi" saggisti. Insomma, adesso siamo in dirittura d'arrivo: al 3 ottobre manca meno di un mese, si stanno organizzando presentazioni del libro e sta continuando la "pubblicità" sia con i giochi mensili a tema potterico che permettono di vincere una copia del libro sia con i videopromozionali per ogni singolo saggio sul canale della Camelopardus su YouTube. Questo è il "mio" video e lo posto qui, ma vi assicuro che sono tutti molto carini quelli finora pubblicati e li potete vedere a questo indirizzo.

lunedì 5 settembre 2011

L'Accademia della Crusca e la manomissione delle parole

Lo Stemma dell'Accademia della Crusca
Anche L'Accademia della Crusca è a rischio chiusura. Un provvedimento governativo minaccia di cancellare indiscriminatamente gli enti con meno di 70 dipendenti. Cito da Il Manifesto di ieri un articolo di Ugo M. Olivieri:
... la Crusca oggi ha una funzione importante nel promuovere ricerche scientifiche sulla lingua in funzione non solo della conservazione di un patrimonio linguistico in aperta svendita quotidiana, ma anche in funzione della necessaria base scientifica che deve esistere dietro ogni discorso che mira alla divulgazione delle idee attraverso lo strumento comunicativo per eccellenza: il linguaggio.
Interessantissimo spunto di riflessione, che va al di là del rammarico di vedere il modo vergognoso in cui procedono i tagli alla cultura.
La lingua è un bene comune, essenziale come l'aria e l'acqua: sarebbe logico tentare di proteggerla, così come sono strategici gli attacchi della destra (colpevole anche l'indifferenza della sinistra) a questo patrimonio individuale e collettivo.
Usare bene la propria lingua vuol dire esprimere con chiarezza le proprie idee, dare il giusto nome alle cose, vuol dire conoscerne il significato. Vuol dire che se tutti parliamo la stessa lingua i concetti sono definiti nello stesso modo. Per fare un esempio... "democrazia" dovrebbe avere lo stesso significato per tutti, ma sappiamo che così non è. Non so se ho chiarito il discorso... Abolire l'Accademia della Crusca considerandola un ente "inutile" perchè ha meno di 70 dipendenti vuol dire disprezzare il lavoro e lo studio sulla lingua, sui significati e sull'importanza di condividere i concetti, non solo quelli "importanti" ma anche quelli che banalmente riguardano la vita di tutti i giorni. Vuol dire dare definitivamente il via libera alla "manomissione delle parole", alla loro alterazione, violazione, danneggiamento anche nei loro significati più profodi.

venerdì 2 settembre 2011

Casetta Rossa rischia di chiudere

Ho preso questa foto, che trovo bellissima, dallo spazio su Flickr di Cristiano Corsini. I miei complimenti all'autore dello scatto, secondo me riprende in pieno lo spirito della Casetta, meglio di così non si poteva rappresentare.

La Casetta Rossa di via Magnaghi alla Garbatella rischia di chiudere. Nel mese di Agosto, con la Casetta chiusa per ferie, arriva dal Comune di Roma - Ufficio Giardini l'ordine di sgombero e di restituzione dell'immobile per motivi "legati alla gestione". Nello stesso tempo, nel bilancio comunale, spunta un emendamento che prevede 48.000 euro di project financing per trasformare quello stesso spazio in un punto di ristoro con bagno pubblico. Curiosa contemponareità di intenti, troppo precisa per essere considerata casuale anche in considerazione del fatto che già lo scorso anno c'era già stato un tentativo in tal senso da parte dell'amministrazione Alemanno. Ricorda anche piuttosto da vicino la vicenda in corso alla CAE. Dalla newsletter che mi è arrivata poco fa sembra anche che in questi giorni la polizia stia acquisendo documentazione a carico della Casetta. Questo il testo della newsletter di oggi:

Quello che vorremmo fare è aprire al più presto le porte della Casetta. Vorremmo farlo in modo diverso quest'anno, vorremmo farlo insieme. Chi è la Casetta Rossa? La Casetta siamo tutti ci piacerebbe rispondere. Tutti quelli che hanno dato una mano, in qualsiasi modo, alla festa dell'altra estate. Tutti quelli che non trovano un modo per poter partecipare e proporre iniziative, spunti, idee nei mesi e negli anni passati.
Quest'anno vorremmo che fosse diverso. Costruire un ambito aperto e libero dove ognuno possa esprimersi come vuole. Un ambito dove condividere idee e riflessioni. Un ambito che diventi l'anima e il senso di quello che facciamo. La Casetta è una comunità che cambia e si modifica continuamente. E' uno spazio simile a un UFO (oggetto volante non identificato) perchè è un oggetto sociale difficile da identificare: non è un centro sociale e non è certo un ristorante. Non è un'associazione culturale e non è un'organizzazione politica. Non è un bar e nemmeno un circolo arci. E' una spazio in un parco che di volta in volta assume la forma di chi lo abita e lo anima. Vorremmo costruire cittadinanza attiva e lavorare perchè questa comunità diventi sempre più larga e consapevole e soprattutto aperta. Mettendo al centro beni comuni e il diritto alla felicità nel tempo della crisi, vorremmo discutere insieme a tutti voi di tutto questo e di quali passi affrontare  insieme.
Vi aspettiamo Lunedì 5 Settembre alle 17,30 per un'assemblea pubblica di rilancio dello spazio.

Il link al sito della Casetta Rossa lo trovate nella colonna al lato del testo, dentro "roba per tenersi aggiornati.

martedì 30 agosto 2011

Post vacation blues

Quando ho letto questa notizia sulla sindrome da ritorno dalle vacanze, post vacation blues, mi sono detta: "meno male, qualcuno sta pensando a come curarmi". Tornare non piace a nessuno, diciamolo... sembra che colpisca il 35% della gente al rientro in città, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni. Ci sono ancora dentro, anche se ancora per poco.
Mal di testa, irritabilità, senso di stordimento, calo di attenzione, dolori muscolari... durante le vacanze il cervello (questo vale per chi ce l'ha, ovviamente) tende a rilassarsi, resettando le informazioni ansiogene. Al rientro, però, deve riacquisire tutto ciò, facendo aumentare il livello di stress. E' per questo che la "sindrome" colpisce soprattutto le persone che svolgono lavori intellettuali.
Due grandi categorie di disturbi, segnala il Dipartimento di Neuroscienze di Milano: distimici e dell'adattamento. Il primo gruppo è legato a un'alterazione della sfera somatica, vale a dire disturbi del sonno o del sistema nervoso periferico, come alterazione dei ritmi circadiani e difficoltà digestive. Il secondo, legato all'adattamento, riguarda invece la sfera psico-relazionale: fatica nell'assunzione di responsabilità, difficoltà nella gestione dei rapporti lavorativi e familiari. Io li ho tutti e due, sarà grave?
La cura che suggerisco è quella che ho trovato scritta tempo fa su un muro vicino al vecchio acquedotto a Perugia (fotografata immediatamente, sapevo che mi sarebbe tornata utile prima o poi).

martedì 23 agosto 2011

Biciclette sulla metropolitana tutti i giorni anche a Roma

Riporto integralmente il testo della petizione:

Chiediamo che l'orario in cui è consentito il trasporto al seguito delle biciclette sulla metropolitana di Roma sia esteso interamente ai giorni lavorativi con una carrozza riservata a questo servizio così come è avvenuto nei giorni scorsi a Napoli per la linea 6 e così come avviene già da anni nel resto dell'Europa civile. Avanzare una richiesta del genere ai nostri amministratori è un nostro diritto/dovere.
Attualmente durante le ore di punta non è consentito trasportare biciclette sulla metropolitana pertanto l'intermodalità non viene favorita e molti cittadini che abitano in zone lontane dal centro sono costretti a rinunciare all'utilizzo di tale mezzo.
Estendere l'orario in cui poter trasportare biciclette renderebbe la nostra città più “gentile”. I benefici di tale misura sono rivolti a tutti i cittadini, non solo ai ciclisti. Sarebbe un primo passo per rendere la nostra città meno congestionata dal traffico.
Meno macchine comporterebbero un minor inquinamento e di conseguenza benefici per la nostra salute, per la salute dei nostri monumenti e maggior sicurezza sulle nostre strade.
Secondo il rapporto Osservasalute Aree Metropolitane 2010 redatto dall'Osservatorio Nazionale per la salute delle Regioni Italiane, Roma è seconda solo ad Oslo per quantità di spazio verde a disposizione dei cittadini ma in proporzione, avendo Oslo solo mezzo milione di abitanti, Roma è la città più verde al mondo; purtroppo i benefici di questo primato sono cancellati dall'altissimo tasso di motorizzazione degli autoveicoli e dalla massiccia presenza di motorini.

Il valore limite di particolato Pm10, che non potrebbe essere superato più di 35 giorni l'anno, a Roma viene oltrepassato per più di 81 giorni. Queste sostanza è una polvere in grado di penetrare nelle vie respiratorie e nuocere alla nostra salute.
Estendere l'orario in cui è possibile trasportare le biciclette sulla metropolitana significa iniziare a ragionare diversamente. Lo sviluppo della nostra città deve rispondere alle esigenze dei cittadini non a quelle delle automobili.
Per firmare la petizione entrare qui

venerdì 19 agosto 2011

I gatti dell'Islam

Durante il viaggio in Turchia ho avuto la possibilità di fotografare molti gatti, liberi di abitare i cortili delle moschee, i mercati, le grandi città come i villaggi. Questa immagine, ad esempio, l’ho presa nel grande Bazar di Istambul. Il cartello dice: “non buttate nulla qui dentro, non sarebbe educato”. 


L’Islam ha un rapporto senza dubbio privilegiato con i gatti, cosa dovuta probabilmente al fatto che Maometto coltivava una grande passione per questi piccoli grandi felini. Nel Corano si racconta che un giorno preferì tagliarsi il lembo della veste sul quale si era addormentata la sua gatta Muezza, piuttosto che svegliarla. 


Un’altra leggenda narra che la stessa gatta gli salvò la vita staccando la testa a un serpente velenoso che minacciava di morderlo e che per questo motivo ai gatti vennero donate le facoltà di “atterrare” sempre, da qualsiasi altezza cadano, sulle quattro zampe, le nove vite e un posto in paradiso.


Nella cultura islamica le crudeltà verso gli animali sono pesantemente sanzionate e considerate gravi peccati. In una delle raccolte canoniche più prestigiose dell’Islam, quella di Al Bukhari, si racconta che inferno e torture eterne costituirono la punizione per una donna che aveva rinchiuso il proprio gatto senza nutrirlo e senza dargli, quindi, la possibilità di procacciarsi da solo il cibo. 


Al contrario, il gatto fu demonizzato nell'Europa cristiana durante la maggior parte del Medioevo, proprio a causa dell'adorazione di cui era stato l'oggetto in passato da parte dei cosiddetti pagani. Nella simbologia medievale, il gatto era associato alla sfortuna e al male, soprattutto quando era nero, nonché all'essere sornioni e alla femminilità in genere: era un animale del diavolo e delle streghe. Gli si attribuivano dei poteri soprannaturali, tra cui proprio la facoltà di possedere nove vite. Nella notte di San Giovanni, nelle piazze, venivano bruciati vivi centinaia di gatti rinchiusi in ceste assieme alle donne accusate di stregoneria. Le epidemie di peste, dovute alla proliferazione dei ratti, potrebbero essere state una conseguenza della diminuzione in quell’epoca della popolazione dei gatti. La gattina in questa foto, identica alla mia piccola Sisma, vive tra gli scavi di Afrodisia.

I cani, nella cultura islamica, in genere sono considerati animali impuri, secondo la superficiale quanto “talebana” spiegazione che sia loro abitudine rovistare tra i rifiuti. Tuttavia, le popolazioni nomadi del deserto hanno spesso uno strettissimo rapporto con levrieri come i Saluki, compagni di caccia e autorizzati a dormire nella tenda del padrone, come un membro della famiglia.


Il gatto, al contrario del cane, è considerato un animale pulito e quindi puro.  Può essere tenuto in casa e non può essere venduto ma solo regalato. Questo micio (che somiglia parecchio al mio Roy) vive, beato lui, nei pressi della grande Biblioteca di Celso a Efeso.

lunedì 1 agosto 2011

Afrodisia ed Efeso - foto di viaggio

Afrodisia era una città romana, sede di un'importante scuola di scultura. Le statue conservate nel museo sono splendide.

Si tratta di un sito piuttosto esteso e in estate, soprattutto, continuano gli scavi.



Il tempio di Afrodite: qui si svolgevano le cerimonie rituali dedicate alla dea... tanto che poi, per esorcizzare il luogo, venne trasformato e consacrato in basilica.

Nel pomeriggio arriviamo a Efeso, l'ultima tappa del viaggio.



Medusa, raffigurata sul secondo arco del tempio di Adriano: i serpenti hanno il compito di tenere lontani gli spiriti maligni.

Vedere la grande Biblioteca di Celso e' qualcosa che ho aspettato dall'inizio di questo viaggio.

Al suo interno erano conservati 12.000 rotoli di papiro, la terza in ordine di grandezza più grande biblioteca al mondo, dopo Alessandria e Pergamo.

Le statue sulla facciata rappresentano le quattro virtù di Celso (era il governatore dell'Asia Minore all'inizio del II secolo dC): areté, ennòia, epìsteme e sophìa. Mi basterebbe possederne anche soltanto una.

domenica 31 luglio 2011

Mevlana e Pamukkale - foto di viaggio

Lungo la strada per raggiungere Konya il fido Attila ci ha condotto alla volta di Sultanhani, dove si trova un caravanserraglio tra i più grandi e meglio conservati. Erano luoghi di sosta per le carovane che percorrevano la Via della Seta che attraversava l'Anatolia.

Nel caravanserraglio ho trovato una bella bici rossa per la mia collezione.


"Vieni, chiunque tu sia,
anche se sei infedele,
pagano o adoratore del fuoco, vieni.
La nostra non e' una confraternita di disperazione."
Sono parole di Celaleddin Rumi, ovvero Mevlana, filosofo e mistico del '200, fondatore dell'ordine dei Dervisci Rotanti. E' sepolto qui, in un grandioso mausoleo, meta continua di pellegrinaggi (tipo padre Pio, per intenderci). La tolleranza, come espresso dai versi, e' l'elemento essenziale della sua dottrina.


Questi piccoli bus sono ovunque, molto economici, collegano villaggi e cittadine coprendo piccoli stratti di strada.


A Konya, poi, ho trovato altre biciclette interessanti.

In questa foto ce ne sono addirittura tre: un massaggino ai piedi a chi le individua in meno di dieci secondi.

Bisogna dire che i Romani (senza campanilismo) sapevano il fatto loro quando costruirono la città di Hierapolis vicino alle Terrazze di Cotone.

Pamukkale, le Terrazze di Cotone, "piattaforme" e vasche di calcite e travertino traboccanti di acqua termale.

Tutti scattano fotografie a quelle ancora piene, affollate di plebe a tutte le ore (noi siamo arrivati nel tardo pomeriggio), quindi sono andata dalla parte di quelle prosciugate.

Dal 1988 Pamukkale e' diventato un luogo protetto, Patrimonio dell'Umanità: sono stati demoliti gli alberghi che erano stati costruiti a ridosso delle terrazze e una strada che passava proprio attraverso il sito.

sabato 30 luglio 2011

Goreme e i Dervisci Rotanti

Dopo il volo in mongolfiera la giornata era appena cominciata: colazione veloce, poi il nostro condottiero Attila ci ha guidato, senza pietà alcuna per l'alzataccia, all'esplorazione minuziosa della Valle di Goreme, uno dei siti, in Turchia, dichiarati Patrimonio dell'Umanità.

E' un insieme di chiese, cappelle e monasteri bizantini scavati, in alto, nella roccia.

Nel 2007 è stato fondato l'Old Goreme Restoration Fund, un fondo che intende finanziare interventi di restauro, conservazione e miglioramento dell'ambiente.

Le chiese, minuscole all'interno, sono decorate con affreschi bizantini, per lo più molto rovinati. Tra l'altro, durante il periodo iconoclasta, la maggior parte dei volti è stata asportata dalle pareti.
Questa chiesa è l'unica il cui interno sia stato restaurato e gli affreschi riportati ai colori originari.







Un discorso a parte meritano i dervisci rotanti, l'Ordine seguace di Rumi, che divenne noto con il nome di Mevlana (che vuol dire "nostra guida").

Rumi morì nel 1270 dC circa e nel corso dei secoli si formarono centinaia di comunità di dervisci. Atatutrk ne bandì gli ordini, ma molte sopravvissero come confraternite o addirittura come "associazioni culturali".

La loro danza rituale rappresenta l'unione mistica con l'Universo.
Ogni cosa nell'Universo gira, a cominciare dagli atomi e da particelle ancora più piccole. Loro, i dervisci, girano insieme agli altri esseri viventi e a tutte le cose, seguendo regole e ritmi. E girando fondono se stessi con l'essere comune. Ascensione spirituale e viaggio mistico verso la perfezione, arrivando a escludere completamente il proprio Io. Il mantello nero e il cappello marrone simboleggiano la tomba e la lapide dell'Io, mentre il bianco del vestito ne è il lenzuolo funebre. Si tolgono il mantello nero, si aprono all'Universo. La mano destra sollevata e aperta verso il cielo, pronta a ricevere la benedizione dal cielo, la destra rivolta al suolo, pronta a dare ciò che ha ricevuto.