giovedì 28 luglio 2011

Ankara e Uchisar - foto di viaggio

La nostra guida si chiamava Attila, un nome, una garanzia. Ci ha fatto filare come trenini per più di 2.000 kilometri dal Corno d’Oro a Efeso. Partiti da Istambul in mattinata abbiamo in poco tempo conquistato Ankara e nel tardo pomeriggio espugnato il Castello di Uçhisar. Cliccare per ingrandire le foto.

Ankara occupa una posizione molto più centrale rispetto a Istambul, per questo Atatürk la trasformò da piccolo borgo di campagna, allora si chiamava Angora, prima in sede del governo provvisorio e poi in capitale della nuova repubblica. 

 
Queste due foto, che mi piace mettere in bianco e nero, sono “rubate” dal pullman. La cosa per cui siamo passati per questa città è il Museo delle Civiltà Anatoliche, veramente straordinario. E’ situato all’interno di un bedesten, ovvero un mercato coperto, del XV secolo, restaurato perfettamente rispettando l'armonia degli ambienti originali.

Il caffè turco non mi piace molto, anche perchè non c’è quasi mai il tempo di fargli fare per bene la posa... in alternativa c’è il nescafè che sinceramente mi fa un po’ schifo. Il the invece è buono ovunque.
In definitiva, sono in crisi di astinenza da espresso.

Durante le soste idrauliche in genere trovo foto interessanti da fare: qui eravamo lungo la strada per Uçhisar, dopo aver visitato una delle città sotterranee. Mi sono piaciuti i colori e il contrasto del turchese dei vasi con le pietre del muro.

Pensavo che a Istambul avrei visto tante biciclette interessanti... e invece no. Questa è la prima che riprendo per la mia collezione, sempre durante la stessa sosta.

Dietro il Castello di Uçhisar, davanti un grappolo di quelli che vengono chiamati “occhi del diavolo”, oggetti apotropaici diffusi dappertutto. Si pensa che alcune persone racchiudano in sé una forza malvagia che può essere trasmessa agli altri attraverso lo sguardo: per rispedire il malocchio al mittente bisogna utilizzare uno di questi amuleti. Accetto ordinazioni, chi ne vuole uno?

Questa signora, ai piedi del Castello, vende merletti, pizzi e centrini.

Quest’altra, invece, che vive in una delle "grotte" scavate nella roccia (o tufo? non ricordo già più bene) ci voleva offrire del the per poche lire e farci visitare casa sua... Attila non ce l’ha fatto fare, accidenti a lui: stavamo facendo davvero troppo tardi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un occhio a me please.
Giuliano

Palin ha detto...

In definitiva, sono in crisi di astinenza da espresso.

In compenso in Turchia il tabacco non dovrebbe mancare :D

Modessa ha detto...

Tatteruzza (ihihih), quando torni te lo offro io il caffè. : )

Gli occhi-malocchi sono abbastanza inquietanti... ma al tempo stesso mi hanno ricordato l'occhio di Moody.

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