domenica 31 luglio 2011

Mevlana e Pamukkale - foto di viaggio

Lungo la strada per raggiungere Konya il fido Attila ci ha condotto alla volta di Sultanhani, dove si trova un caravanserraglio tra i più grandi e meglio conservati. Erano luoghi di sosta per le carovane che percorrevano la Via della Seta che attraversava l'Anatolia.

Nel caravanserraglio ho trovato una bella bici rossa per la mia collezione.


"Vieni, chiunque tu sia,
anche se sei infedele,
pagano o adoratore del fuoco, vieni.
La nostra non e' una confraternita di disperazione."
Sono parole di Celaleddin Rumi, ovvero Mevlana, filosofo e mistico del '200, fondatore dell'ordine dei Dervisci Rotanti. E' sepolto qui, in un grandioso mausoleo, meta continua di pellegrinaggi (tipo padre Pio, per intenderci). La tolleranza, come espresso dai versi, e' l'elemento essenziale della sua dottrina.


Questi piccoli bus sono ovunque, molto economici, collegano villaggi e cittadine coprendo piccoli stratti di strada.


A Konya, poi, ho trovato altre biciclette interessanti.

In questa foto ce ne sono addirittura tre: un massaggino ai piedi a chi le individua in meno di dieci secondi.

Bisogna dire che i Romani (senza campanilismo) sapevano il fatto loro quando costruirono la città di Hierapolis vicino alle Terrazze di Cotone.

Pamukkale, le Terrazze di Cotone, "piattaforme" e vasche di calcite e travertino traboccanti di acqua termale.

Tutti scattano fotografie a quelle ancora piene, affollate di plebe a tutte le ore (noi siamo arrivati nel tardo pomeriggio), quindi sono andata dalla parte di quelle prosciugate.

Dal 1988 Pamukkale e' diventato un luogo protetto, Patrimonio dell'Umanità: sono stati demoliti gli alberghi che erano stati costruiti a ridosso delle terrazze e una strada che passava proprio attraverso il sito.

sabato 30 luglio 2011

Goreme e i Dervisci Rotanti

Dopo il volo in mongolfiera la giornata era appena cominciata: colazione veloce, poi il nostro condottiero Attila ci ha guidato, senza pietà alcuna per l'alzataccia, all'esplorazione minuziosa della Valle di Goreme, uno dei siti, in Turchia, dichiarati Patrimonio dell'Umanità.

E' un insieme di chiese, cappelle e monasteri bizantini scavati, in alto, nella roccia.

Nel 2007 è stato fondato l'Old Goreme Restoration Fund, un fondo che intende finanziare interventi di restauro, conservazione e miglioramento dell'ambiente.

Le chiese, minuscole all'interno, sono decorate con affreschi bizantini, per lo più molto rovinati. Tra l'altro, durante il periodo iconoclasta, la maggior parte dei volti è stata asportata dalle pareti.
Questa chiesa è l'unica il cui interno sia stato restaurato e gli affreschi riportati ai colori originari.







Un discorso a parte meritano i dervisci rotanti, l'Ordine seguace di Rumi, che divenne noto con il nome di Mevlana (che vuol dire "nostra guida").

Rumi morì nel 1270 dC circa e nel corso dei secoli si formarono centinaia di comunità di dervisci. Atatutrk ne bandì gli ordini, ma molte sopravvissero come confraternite o addirittura come "associazioni culturali".

La loro danza rituale rappresenta l'unione mistica con l'Universo.
Ogni cosa nell'Universo gira, a cominciare dagli atomi e da particelle ancora più piccole. Loro, i dervisci, girano insieme agli altri esseri viventi e a tutte le cose, seguendo regole e ritmi. E girando fondono se stessi con l'essere comune. Ascensione spirituale e viaggio mistico verso la perfezione, arrivando a escludere completamente il proprio Io. Il mantello nero e il cappello marrone simboleggiano la tomba e la lapide dell'Io, mentre il bianco del vestito ne è il lenzuolo funebre. Si tolgono il mantello nero, si aprono all'Universo. La mano destra sollevata e aperta verso il cielo, pronta a ricevere la benedizione dal cielo, la destra rivolta al suolo, pronta a dare ciò che ha ricevuto.

venerdì 29 luglio 2011

Mongolfiere sulla Cappadocia - foto di viaggio

L'alzataccia è abbastanza pesante: le 4 del mattino per partire mezz'ora dopo, giusto il tempo di sciacquare via dal viso un po' di sonno e prendere dal fondo della valigia una felpa. Persino Andrea non ha fiatato e si è svegliato e vestito senza fare storie. Si parte così presto perchè ci si alza in volo all'alba: in Cappadocia c'è un clima continentale, con giornate molto calde e notti fredde in questo periodo. L'aria fredda di incanala nelle valli durante la notte e al sorgere del sole, poi, comincia a salire. Si vola sfruttando queste correnti. Un volo lento, ecologico. Volare con la mongolfiera è un'esperienza unica: vai davvero dove ti porta il vento, ne sei quasi completamente dipendente.



























giovedì 28 luglio 2011

Ankara e Uchisar - foto di viaggio

La nostra guida si chiamava Attila, un nome, una garanzia. Ci ha fatto filare come trenini per più di 2.000 kilometri dal Corno d’Oro a Efeso. Partiti da Istambul in mattinata abbiamo in poco tempo conquistato Ankara e nel tardo pomeriggio espugnato il Castello di Uçhisar. Cliccare per ingrandire le foto.

Ankara occupa una posizione molto più centrale rispetto a Istambul, per questo Atatürk la trasformò da piccolo borgo di campagna, allora si chiamava Angora, prima in sede del governo provvisorio e poi in capitale della nuova repubblica. 

 
Queste due foto, che mi piace mettere in bianco e nero, sono “rubate” dal pullman. La cosa per cui siamo passati per questa città è il Museo delle Civiltà Anatoliche, veramente straordinario. E’ situato all’interno di un bedesten, ovvero un mercato coperto, del XV secolo, restaurato perfettamente rispettando l'armonia degli ambienti originali.

Il caffè turco non mi piace molto, anche perchè non c’è quasi mai il tempo di fargli fare per bene la posa... in alternativa c’è il nescafè che sinceramente mi fa un po’ schifo. Il the invece è buono ovunque.
In definitiva, sono in crisi di astinenza da espresso.

Durante le soste idrauliche in genere trovo foto interessanti da fare: qui eravamo lungo la strada per Uçhisar, dopo aver visitato una delle città sotterranee. Mi sono piaciuti i colori e il contrasto del turchese dei vasi con le pietre del muro.

Pensavo che a Istambul avrei visto tante biciclette interessanti... e invece no. Questa è la prima che riprendo per la mia collezione, sempre durante la stessa sosta.

Dietro il Castello di Uçhisar, davanti un grappolo di quelli che vengono chiamati “occhi del diavolo”, oggetti apotropaici diffusi dappertutto. Si pensa che alcune persone racchiudano in sé una forza malvagia che può essere trasmessa agli altri attraverso lo sguardo: per rispedire il malocchio al mittente bisogna utilizzare uno di questi amuleti. Accetto ordinazioni, chi ne vuole uno?

Questa signora, ai piedi del Castello, vende merletti, pizzi e centrini.

Quest’altra, invece, che vive in una delle "grotte" scavate nella roccia (o tufo? non ricordo già più bene) ci voleva offrire del the per poche lire e farci visitare casa sua... Attila non ce l’ha fatto fare, accidenti a lui: stavamo facendo davvero troppo tardi.

martedì 26 luglio 2011

Istambul - foto di viaggio

Durante il viaggio non ho avuto modo di aggiornare il blog. Avrei voluto farlo ogni giorno, raccontando tutte quelle piccole cose che accadono, idee, riflessioni, immagini. Non è stato possibile per via delle connessioni wifi sempre un po' precarie... e poi abbiamo fatto più di 2.000 kilometri in una settimana, onestamente non mi sono nemmeno impegnata più di tanto a risolvere il problema. Adesso siamo a Bodrum, sole-mare-piccoli spostamenti soft. Adesso, quindi, ho tutto il tempo: non ho molta voglia di scrivere, perciò ho pensato di procedere soprattutto utilizzando le foto che ho fatto in questi giorni, procedendo "per tappe" e iniziando, ovviamente, da Istambul. Non faccio quasi mai foto "turistiche", in genere si tratta di persone, situazioni, gatti & biciclette. Cliccandoci sopra diventano più grandi e si vedono meglio.





Il nostro albergo a Istambul era vicino piazza Taksim, piuttosto complicata da attraversare. Molto grande, pochi semafori che pochi rispettano.

In questa grande piazza c'è un capolinea di autobus, tantissimi venditori ambulanti, bimbi che giocano.
Sembra sia il cuore della "movida" notturna di Istambul.






Il battello sul Bosforo. Questo signore, a bordo, vendeva bibite e caffè.


Questo bellissimo micio vive nel cortile della Moschea Nuova. Non è l'unico, ce ne sono altri due ma non si sono messi in posa come lui.


Una strada adiacente al Bazar, l'uomo tiene in mano una piccola tigre di peluche, ogni tanto la agita e fa un ruggito ai bambini che passano.

Vicino al bazar delle spezie c'è un mercato dove vendono piante, semi, mangimi, cagnolini, conigli...

Purtroppo una cosa che spesso rimane troppo fuori dai viaggi è osservare come vivono le persone, che fanno, come si svolge la loro giornata.

Giuro che non ho capito cosa stava vendendo.

giovedì 14 luglio 2011

Mario, all'angolo di via Boccea

Mario sta spesso seduto in qualche angolo di via Boccea, adesso che è estate segue il giro del sole per trovare posticini all'ombra. A volte non c'è neanche a cercarlo per tutta la strada: uno volta l'ho visto di sfuggita sul 46, chissà dove stava andando.
E' anziano, Mario. Non saprei dargli un'età, forse però è più giovane di quello che sembra. Piccolo, magro e con una ragnatela di rughe sul viso, dà un'idea di pulito. Se ti avvicini a parlargli sgrana grandi occhi celesti, come per vederti meglio. Porta sempre in testa un berrettino tipo quelli da baseball e accanto ha una piccola borsa da viaggio.
Non è sempre da solo, però. Via Boccea è una strada frequentata, piena di negozi. Spesso qualcuno si ferma a parlare un po' con lui, soprattutto donne, ragazze e signore più in età. Fa tenerezza, Mario. A volte mi siedo vicino a lui e gli chiedo come sta e se ha bisogno di qualcosa. Parla con una voce esile e sembra faccia un po' di fatica a trovare le parole, quando fa così sembra un bambino. Non parla molto ma ascolta volentieri e non accetta soldi, Mario: non li vuole. Ti guarda con gli occhioni celesti e ti chiede piano con un sorriso senza denti se gli puoi comprare una pasta alla mandorla, perchè è morbida e la può masticare bene, e un succo d'arancia, perchè c'è la vitamina C. Certo che te la compro la pasta alla mandorla, Mario... a anche quella con la mela, perchè è morbida anche quella, poi mi siedo un po' con te e ti racconto qualcosa.

sabato 9 luglio 2011

Gatti, sogni e ragazzini

La prof. di italiano di Andrea ha dato ai ragazzi una lista di libri da leggere durante l'estate. Lista interessante che prevede anche Calvino, ma soprattutto L'inventore dei sogni di Ian McEwan, libro che fa parte dei miei cult da tempo. Se l'è letto Andrea e me lo sono ri-letto anche io. Parla di un ragazzino di 11 anni, Peter, fantasioso, distratto e sognatore che immagina di continuo avvenimenti straordinari, storie magiche e a volte paradossali partendo da quello che ha intorno a casa, a scuola, nel suo quartiere. Molto carino: una delle storie "sognanti" riguarda il gatto di casa, William. Questo gatto ormai è un vecchietto: ha visto nascere e crescere Peter e sua sorella, ma già da tempo era un gatto adulto. Ormai ha 17 anni e passa tutto il suo tempo sulla mensolina del termosifone a pisolare e a guardare fuori dalla finestra. Peter, il ragazzino, immagina che William osservi il giardino dalla finestra della cucina, ricordando con nostalgia il tempo in cui era un giovane gatto agile e forte che non permetteva a nessun rivale di varcare i confini della sua "proprietà". Era stato protagonista di innumerevoli zuffe - tornava sempre a casa ammaccato ma vincitore - e di "notti brave" passate a zonzo per il quartiere. William adesso non esce quasi più da casa e si accontenta delle coccole affettuose della sua famiglia. Peter lo invidia spesso: quando deve uscire e andare a scuola, magari piove e fa freddo, vorrebbe fare come il suo gatto: comodo al calduccio senza niente da fare se non sonnecchiare e pensare.
Un giorno accade che mentre il ragazzino accarezza il gatto... in qualche modo succede che lo "spirito" di William entra nel corpo di Peter e viceversa. Così, una mattina, Peter si ritrova piacevolmente nel corpo del suo gatto, mentre il gatto se ne va a scuola nel corpo del ragazzino. Il gatto/Peter guarda verso il giardino dalla finestra della cucina e vede il grosso giovane gattone dei vicini saltare lo steccato e segnare il territorio che un tempo era stato di William. Il gatto/Peter allora si arrabbia, salta giù dalla mensola e va ad affrontare l'intruso, che lo schernisce chiamandolo "debole vecchietto che non è più buono a nulla". Grave errore perchè il ragazzino, nel corpo del suo gatto, ha invece tutta la forza necessaria per ingaggiare una zuffa colossale con l'invasore e vincerla. Arrivata la sera di quel giorno memorabile, William, ancora nel corpo del ragazzino, prende in braccio in fretta il gatto/Peter, lo porta in camera sua e si chiude dentro: "Presto, non c'è tempo da perdere, dobbiamo sbrigarci. Devo tornare, mi aspetta un'altra grande avventura. Grazie per aver vinto la mia ultima battaglia", dice al gatto/Peter e ciascuno "spirito" riprende possesso del corpo "giusto". Così William il gatto esce dalla stanza, se ne va in cucina sulla sua mensolina sopra il calorifero... e dopo un po' chiude gli occhi, il suo cuore smette di battere e... se ne va.
Mi commuove ogni volta, questa storia.