martedì 16 ottobre 2007

Queste oscure materie

L’estate scorsa sono riuscita a leggere veramente molti libri, tra cui Harry Potter and the Deatly Hallows in inglese per evitare gli sciagurati spoliler e la saga dei Guardiani di Sergej Luk'janenko, di cui consiglio caldamente l’acquisto immediato e un’accurata lettura.
Una cosa che mi ha colpito in particolare è però La bussola d’oro, primo volume della trilogia Queste Oscure Materie di Philip Pullman. Tra breve uscirà anche il film: l'immagine che posto è presa dai trailers. Ho trovato interessante non tanto la trama (carina, comunque) quanto la “creazione” del daimon. Il realtà si tratta di un elemento preso dalla filosofia greca. Socrate immaginava il daimon come un essere divino inferiore agli dei ma superiore agli uomini (una specie di demone benevolo) e si diceva tormentato da questa voce interiore che gli parlava non tanto per indicargli come pensare e agire, quanto per spronarlo a discutere, confrontarsi con gli altri e ricercare se stesso.

Nell’universo di Pullman il daimon ha la forma di un’animale che accompagna il suo “umano” dalla nascita fino alla morte. Ogni essere umano ha il suo e insieme costituiscono un’unità imprescindibile pur essendo due entità separate. Non si tratta di una “mescolanza” fisica, riguarda piuttosto caratteristiche legate alla personalità e ad aspetti psicologici e mentali. Finchè l’umano è un bambino o un giovane adolescente, la forma del daimon può cambiare a seconda di stati d’animo, circostanze, cambiamenti di umore. Ad esempio, se il bambino è spaventato può assumere l’aspetto di un topolino oppure di un animale forte in grado di proteggere il suo umano. Quando poi si diventa più grandi (e in teoria si raggiunge la maturità) il daimon invece si stabilizza in una forma animale definitiva, che rispecchia più o meno le caratteristiche della persona a cui è legato (a parte il fatto di essere in genere di sesso opposto). C’è un rapporto molto stretto tra l’umano e il suo dai mon, di tipo fisico e mentale: viene considerata una grave scorrettezza e invadenza toccare il daimon altrui, una specie di tabù inviolabile.

Non credo sia necessario “dipanare” la metafora… è chiarissima così com’è e a me è piaciuta molto: l’ho trovata un modo davvero aggraziato per alludere crescita di una persona.


E poi… avrete notato anche voi quanto spesso i cani somiglino ai loro umani…

1 commento:

il Ratto dello spazio ha detto...

1) vedo che sei riuscita a trovare il modo per inserire la frase di benvenuto nel commento,
però
2) io invece non ho trovato come cazzo inserire un fottuto thumb (o "fotina") nel profilo, la tua van pelt per intenderci,
quindi
3)come cazzo si fa?
4) ho visto il film tratto dal primo "guardiani"... inguardabile.