domenica 16 settembre 2007

15 novembre 1982

15 novembre 2005

Nel 1982 avevo sedici anni: uscita dal ginnasio, frequentavo ormai (era già ottobre) il primo liceo. Andavo a scuola in sella a un motorino velocissimo, un peugeot 103 nero al quale avevo fatto un rodaggio spettacolare. Se non sbaglio, i miei me lo avevano regalato in aprile, per il mio compleanno. Mi piaceva tradurre dal greco, prendevo da 9 a 10 nei compiti in classe di italiano e non capivo perché alcuni trovassero la matematica così affascinante. Il cervello a mille: leggevo solo libri impegnati, andavo ai cineforum, scrivevo pagine e pagine riempiendole con le mie idee anarcoidi sul mondo con la convinzione di aver già capito tutto o quasi. Volevo fare architettura per diventare urbanista e progettare spazi a misura di essere umano. Vestivo in jeans e camicia, clarke ai piedi. Alcune leggende metropolitane narrano ancora oggi che ero una rompicoglioni mai vista prima.
Nel 1982, un pomeriggio di quasi metà novembre, esco con Dany, compagna di merende nonché di liceo. A una certo punto mi dice: Ti presento un mio amico. È lui, biondastro con gli occhi verdi: mi sono sempre innamorata di uomini con gli occhi chiari. Qualche giorno dopo ci rivediamo e lui, inquadrato il tipo, mi invita a casa sua a studiare fisica (solo adesso comprendo la metafora). Anche lui primo liceo classico, una spada in latino: traduceva veloce anche al contrario. Mi accompagna giù al portone, mentre slego la catena del motorino mi rendo conto che sta per dirmi che... poi arriva un amico suo, che non capisce un tubo, e rompe l'atmosfera. Vado a casa un po'delusa e proprio mentre mi sfilo il giubbotto squilla il telefono. È lui: mi chiede di uscire domani pomeriggio perché tra noi qualcosa è rimasto in sospeso. Gli dico di sì senza pensarci un attimo.
Il giorno dopo era il 15 novembre, una giornata come tante altre che per noi sarebbe diventata speciale. È Stefano! diranno a questo punto i più acuti tra i miei giovani lettori. Ebbene sì, dopo ventitrè anni è ancora lui, usato parecchio ma perfettamente funzionante e non lo cambierei con uno più nuovo.
Insieme abbiamo fatto un mucchio di strada: non sempre è stato facile crescere e fare tante scelte insieme, armonizzando le nostre individualità. Insieme abbiamo riso e abbiamo anche pianto, più riso che pianto, per nostra fortuna. Credo che sia superfluo parlare d'amore, e anche fuori contesto: mi piace pensare a noi come a due piante alte e forti che sono cresciute vicine senza farsi ombra, permettendo l'una all'altra di trovare il proprio spazio e i propri colori. Ma sotto la terra, in profondità, le nostre radici sono ormai così intrecciate che nessuno mai potrà scioglierle... provare per credere.

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