domenica 16 settembre 2007

Domande difficili

11 ottobre 2005

La mia adorata creatura spesso mi fa domande imbarazzanti, tipo cosa è il numero infinito?, perché Berlusconi fa schifo? et similia. Qualche giorno fa Andrea mi chiede: Mamma, che vuol dire soìto? Lo guardo, sono arrampicata sulla scala e sto staccando le tende del salotto per ficcarle in lavatrice, è bello come il sole che si è finalmente riaffacciato su Roma (migliorando notevolmente il mio umore). "Cosa vuol dire soìto?". Comincio a pensare freneticamente: Che diavolo sarà? Un cartone animato giapponese? Un imbecille del wrestling? Un animale finora sconosciuto?
Non mi viene in mente nulla e allora indago più a fondo: "Dove l'hai sentita questa parolina, tesoro?". "A scuola". A volte contestualizzare aiuta, ma in questo caso niente da fare.
"Amore, mamma non lo sa. Dopo magari guardiamo su internet". Il nanetto se ne torna in camera sua e lo sento trafficare con i Lego. Penso che quando non si sa una cosa sia meglio confessarlo ai bambini: non mi piace che pensino che siamo onniscienti e onnipotenti, perché tanto prima o poi lo scoprono che non è vero.
Una mezz'ora più tardi sono in cucina, sto preparando la cena e all'improvviso ho un'illuminazione: soìto... so' ito, ecco cos'era! So' ito, non soìto. Mi precipito tutta fiera in camera sua e gli dico: "Vuol dire sono andato, ecco. Sono andato, in romanesco". Mi guarda e risponde: "Ah...", forse un po' deluso: è già più oltre, sta costruendo un mostro con le ruote e due razzi attaccati dietro.

Mi rendo conto che i non-romani probabilmente non potranno apprezzare fino in fondo lo spirito di questo post. A me l'equivoco in cui è incappato il nano ha fatto un po' ridere. Nessuno a casa parla in romanesco, non così almeno: lui ha sentito una parola nuova e ha chiesto, come fa in genere, cosa voleva dire. Però mi ha fatto anche pensare a quanto sia diverso l'asilo dalle elementari e a come queste siano un microcosmo molto più fedele alla realtà che poi si incontra davvero. Penso che, comunque, l'importante sia esserci sempre, per loro, e cercare di spiegargli le cose che vedono, a modo nostro certo, con i nostri limiti, aiutandoli a dare significato alle cose nuove, incastrandole al meglio con ciò che già conoscono.

Nessun commento: