lunedì 17 settembre 2007

E uscito Miao?

14 gennaio 2006

Non è un segreto che giocare sia una delle cose che preferisco fare. Anzi, forse avrei fatto migliore figura a indicarlo fra le mie 5 stranezze. Penso che questo fatto, in questo momento della mia vita in cui fare la mamma mi impegna molto piacevolmente, sia una vera e propria fortuna. Spesso mi capita di parlare con altri genitori per i quali mettersi a giocare con i propri figli rappresenta una pesante incombenza. Io mi diverto, invece, a trascorrere qualche ora con il mio nanetto immersi nel gioco: un po' di tutto. Sono brava a giocare con la playstation, con il pc, con il gameboy: quando Andrea mi dice sei grande, mamma! se riesco a finire un quadro difficile mi sento proprio orgogliosa.
Certo che i giochi sono davvero cambiati. Mio figlio mi guarda ancora un po' strano se gli racconto che quando avevo la sua età la TV era in bianco e nero e c'erano solo due canali che non trasmettevano nemmeno tutto il santo giorno. Se gli dico che non c'erano i DVD e i giochi elettronici... che Cenerentola si poteva vedere solo al cinema... Qualche anno fa ci ha fatto morire dalle risate: i miei genitori nella casa in campagna conservano in cucina ancora funzionante un vecchio piccolo televisore in bianco e nero. Quando Andrea lo vide acceso la prima volta corse dalla nonna (mia madre) dicendo allarmato a gran voce nonna, la TV in cucina è rotta! non ci sono i colori! Strano a pensarci, no? Pensare anche che lui non ha idea di cosa siano le lire, ad esempio... nel salvadanaio del Milan che laCri e Lele gli hanno regalato ci mette i centesimi di euro...
Comunque, torniamo al punto. Da ragazzina mi piaceva moltissimo giocare con i Lego: io e mio fratello costruivamo per ore città rosse con i tetti verdi. E poi c'erano le bamboline di carta da ritagliare con i vestitini da applicare con le linguette, gli album da colorare... Il Subbuteo! Ma ve lo ricordate con i giocatori piccolissimi le cui gambette si staccavano dalle basi e bisognava ogni tanto rimetterci la colla? Avevamo inchiodato il campo verde a una grande tavola di compensato che tenevamo appesa alla parete, quando non serviva. La TV dei ragazzi iniziava alle 16, se non ricordo male, ed era anche l'ora della merenda: pane e Nutella la richiesta più frequente. Giocavo un sacco anche con il Dolce Forno: venivano fuori delle disgustose focaccette gommose che nessuno voleva mai assaggiare.
Mio nonno Gottardo era un grandissimo inventore di giochi: giochi di esplorazione, soprattutto. Riusciva a farci esplorare una foresta sconosciuta e piena di pericoli nel cuore di villa Pamphili... a poche fermate di 31 da casa nostra. Portava sempre la pizza bianca per sostentarci durante il viaggio. E poi faceva un gioco indimenticabile: prendevamo un autobus vicino casa, poi un altro e poi scendevamo in un posto qualsiasi. Lui faceva finta di essersi perso nella città. Come faremo adesso a tornare a casa? Qui non ci sono mai stato. Ricordo ancora con un piacere immenso quello splendido miscuglio di paura e fiducia che mi prendeva, pensando al pericolo che stavo correndo lontano da casa e la sicurezza, comunque, che nonno avrebbe ritrovato la strada giusta. Chiediamo a qualcuno dove siamo� E partiva l'esplorazione. Devo ricordarmi di giocarci una volta con Andrea. Gottardo era anche un grande narratore: ci raccontava episodi divertenti di quando era bambino... di molti non sono ancora riuscita a capire se erano veri o inventati. Forse un po' tutti e due.
E poi c'era Miao, il mio preferito. Era un giornalino con tutte cosine da ritagliare, incollare, costruire, completare, colorare. Mi piaceva da morire, guardo sempre sulle bancarelle o nei libri usati per vedere di rimediarne almeno una copia da conservare tutta per me. Mi ricordo perfettamente che una volta alla settimana andavo dal giornalaio, la mia mano in quella di mia madre, e chiedevo: è uscito Miao?

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