domenica 16 settembre 2007

Il weblog dei destini incrociati

29 settembre 2005

L'editore Franco Maria Ricci (non un mio parente, purtroppo) diede nel 1969 l'incarico a Italo Calvino di illustrare con un testo i tarocchi viscontei, conservati in parte a Bergamo e in parte a New York. Lo scrittore diede vita, è proprio il caso di dirlo, a quel testo straordinario che è Il castello dei destini incrociati, pubblicato nella sua interezza nel '73.
Il libro è diviso in due parti: Il Castello e La Taverna, introdotte entrambe da un preambolo iniziale in cui Calvino immagina che un viaggiatore, dopo aver attraversato un bosco, giunga in questi due luoghi, dove incontra altri viandanti. Tutti, per magia o incantesimo, hanno perduto la parola e narrano le loro storie individuali utilizzando le carte dei tarocchi. Per Il Castello viene utilizzato il mazzo visconteo, mentre per La Taverna quello di Marsiglia.
Calvino immagina dunque, in entrambi i casi, un labirinto narrativo che si dipana attraverso le carte, che vengono disposte man mano sul tavolo intorno al quale sono seduti i viaggiatori, i quali le utilizzano per raccontare il modo in cui sono giunti fin là. Le storie si intrecciano tra loro, i tarocchi entrano a far parte di più narrazioni secondo regole puntigliose che lo scrittore inventa per rendere il gioco coerente.
Commentando questa sua opera, Calvino dice che era sua intenzione di affiancare a Il Castello e a La Taverna una terza sezione. Ma quale può essere, si chiede, l'equivalente contemporaneo dei tarocchi come rappresentazione dell'inconscio collettivo? Lo scrittore dice di aver pensato ai fumetti, accostando alle prime due ambientazioni, in una cornice analoga, Il motel dei destini incrociati. Alcune persone, sopravvissute a una misteriosa catastrofe, trovano riparo in un motel semidistrutto, dove riescono a trovare solo qualche foglio di giornale bruciacchiato: le pagine dei fumetti. Muti per lo spavento, i moderni viandanti raccontano le loro storie indicando le vignette seguendo un ordine personale. Ma Calvino non era convinto e lasciò perdere l'idea.
Penso che se questo grandissimo narratore fosse ancora vivo oggi, nell'era di Internet, affiancherebbe a Il Castello e a La Taverna non un motel, ma un weblog per raccontare l'incrociarsi dei destini. Ci serviamo di segni grafici, di immagini, di foto per raccontare il modo in cui siamo giunti fin qui, intrecciando le nostre storie, dicendo la nostra in un modo o nell'altro, ciascuno con il proprio stile narrativo, utilizzando quello che leggiamo per evocare ricordi, connettere fatti, raccogliere informazioni, scambiarsi pensieri. Costruiamo e percorriamo insieme ogni giorno un labirinto narrativo del tutto casuale, raccontiamo le nostre storie utilizzando il web, i nostri blog.
Mi piace chiudere questo post con una citazione tratta dalla parte iniziale de La Taverna:
Ci mettiamole mani tutti insieme, sulle carte, qualcuna delle figure messa in fila con altre figure mi riporta alla memoria la storia che mi ha portato qui, cerco di riconoscere cosa mi è successo e di mostrarlo agli altri che intanto sono lì e che cercano nelle carte pure loro, e mi mostrano col dito una figura o l'altra, e niente va bene con niente, e ci strappiamo le carte di mano, e le sparpagliamo per il tavolo.

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