domenica 16 settembre 2007

La sottile arte del dissimulare

19 settembre 2005

Una delle libertà del lettore citate da Daniel Pennac in un celebre decalogo è quella di smettere di leggere un libro se questo non gli piace o lo annoia. A me a volte capita e non mi sento affatto in colpa. Parecchi anni fa (nel '94, se non sbaglio) smisi di leggere dopo neanche un centinaio di pagine L'isola del giorno prima di Umberto Eco. E dire che lo avevo tanto aspettato, dopo Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault. Eco mi è sempre piaciuto moltissimo, sia quando architetta romanzi sia quando scrive saggistica. Strana dunque, questa interruzione, e non ho ancora capito perché. Qualche giorno fa ho ripreso in mano L'isola e... sorpresa: adesso mi piace. Dirò di più: ho deciso di riportare integralmente sul blog uno stralcio di dialogo, dal momento che esprime, con una logica e chiarezza di pensiero che io non possiederò mai, alcuni punti importanti che fanno parte della mia filosofia di vita personale. Coloro i quali fossero interessati all'argomento possono proseguire nella lettura del post.

Si tratta di un dialogo tra Roberto, giovane e inesperto protagonista del romanzo e due gentiluomini, il signor della Saletta e il signor di Salazar, che sta parlando proprio adesso.
"Talora la fiducia nella vostra penetrazione e il sentimento di dover testimoniare la verità vi potrebbero spingere a dare un buon consiglio a chi è più di voi. Non fatelo mai. Ogni vittoria produce odio nel vinto, e se la si riporta sul proprio signore, o è sciocca o è dannosa. I principi desiderano essere aiutati ma non superati. Ma siate prudente anche con gli uguali. Non umiliateli con le vostre virtù. Non parlate mai di voi stesso: o vi lodereste, che è vanità, o vi vituperereste, che è stoltezza. Lasciate piuttosto che gli altri vi scoprano qualche pecca veniale, che l'invidia possa roder senza troppo vostro danno. Dovrete esser d'assai e talora parer da poco. Lo struzzo non aspira a inalzarsi nell'aria, esponendosi a un'esemplare caduta: lascia scoprire a poco a poco la bellezza delle sue piume. E sovrattutto, se avete delle passioni, non le metterete in mostra, per nobili che vi appaiano. Non si deve consentire a tutti l'accesso al proprio cuore. Un silenzio prudente e cauto è la teca della saggezza."
"Signore, ma voi mi state dicendo che il primo dovere di un gentiluomo è di imparare a simulare!"
Intervenne sorridendo il signor della Saletta: "Vedete, caro Roberto, il signor di Salazar non dice che il saggio deve simulare. Vi suggerisce, se ho ben compreso, che deve imparare a dissimulare. Si simula quello che non è, si dissimula quello che è. Se voi vi vantate di ciò che non avete fatto, siete un simulatore. Ma se voi evitate, senza farlo notare, di palesare appieno quello che avete fatto, allora dissimulate. È virtù sovra virtù dissimulare la virtù. Il signor di Salazar vi sta insegnando un modo prudente di essere virtuoso, o di esser virtuoso secondo prudenza. Da che il primo uomo aperse gli occhi e conobbe che era ignudo, procurò di celarsi anche alla vista del suo Fattore: così la diligenza nel nascondere quasi nacque col mondo stesso. Dissimulare è tendere un velo composto di tenebre oneste, dal che non si forma il falso ma si dà qualche riposo al vero. La rosa pare bella perché a prima vista dissimula d'esser cosa tanto caduca, e benché della bellezza mortale sia solito dirsi di non parer cosa terrena, essa non è altro che un cadavere dissimulato dal favore dell'età. In questa vita non sempre si ha da essere di cuore aperto, e le verità che più c'importano vanno sempre dette a mezzo. La dissimulazione non è frode. È una industria di non far vedere le cose come sono. Ed è industria difficile: per eccellervi occorre che gli altri non riconoscano la nostra eccellenza. Se qualcuno andasse celebre per la sua capacità di camuffarsi, come gli attori, tutti saprebbero che non è quel che finge di essere. Ma degli eccellenti dissimulatori, che sono stati e sono, non si ha notizia alcuna."
"E notate," aggiunse il signor di Salazar, "che invitandovi a dissimulare non vi si invita a rimaner muto come un balordo. Al contrario. Dovrete imparare a fare con la parola arguta quello che non potete fare con la parola aperta; a muovervi in un mondo, che privilegia l'apparenza, con tutte le sveltezze dell'eloquenza, a esser tessitore di parole di seta. Se gli strali trafiggono il corpo, le parole possono trapassare l'anima".

E chi ha orecchie per intendere... intenda.

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