martedì 18 settembre 2007

L'amaro caso della donna velata

7 novembre 2006

Sembra il titolo di un romanzo contemporaneo sulle donne islamiche... in realtà è l'unione di due titoli di celebri sceneggiati anni '70: L'amaro caso della Baronessa di Carini e Ritratto di donna velata. Ho fatto un po' di ricerche sul web: entrambi andarono in onda (le signorine buonasera dicevano così, no?) nel 1975, il primo con la regia di Daniele D'Anza (lo stesso de Il segno del comando), il secondo di Flaminio Bollini. Nel '75 avevo, vediamo un po'... 9 anni e gli originali televisivi (questo il nome doc) mi intrigavano da morire. Avevo anche paura, non lo nego affatto, ma erano una tentazione irresistibile. Serate speciali in cui si poteva rimanere alzati con i grandi anche dopo Carosello.
Vi ricordate la sigla di apertura de La Baronessa?
Viu viniri la cavalleria / chistu è mi patri chi vini pi mia / tuttu vestutu a la cavallerizza / chistu è mi patri chi mi veni ammazzari / signuri patri chi vinisti a fari? / signora figghia, vi vegnu ammazzari / lu primi colpu la donna cadìu / l'appresso colpu la donna murìu / povera barunissa de Carini.
Gigi Proietti, come un cantastorie, mostrava nella sigla iniziale le scene principali del dramma... La mano insanguinata che lascia un'impronta indelebile sul muro della stanza in cui si consuma il delitto: anche io mi mettevo le mani sugli occhi, Cri! Il sottile piacere della paura... pensare tanto non è vero.
Sicilia 1812: Ugo Pagliai interpretava Luca Corbara, che doveva accertare per conto del Ministero delle Finanze la legittimità del possesso di alcuni feudi, tra cui quello di Carini. La baronessa, donna Laura d'Agrò, era (non me lo ricordavo affatto) Janet Agren, sposata con un perfido Adolfo Celi (ma perché faceva sempre il cattivo?). Paolo Stoppa era invece il grillo parlante della situazione. La storia d'amore tra Luca e Laura ripercorre le tracce di un'antica tragedia consumata in quello stesso luogo e alla fine si scoprirà che fu soltanto uno squallido omicidio consumato per appropriarsi indebitamente del feudo e fatto passare per delitto d'onore. La maledizione colpirà, però anche i due protagonisti Luca e Laura. Amore e morte, mistero e predestinazione, critica storica e romanzo.
Stessi ingredienti per Ritratto di donna velata: era uscito da poco al cinema Profondo rosso (che però vidi solo parecchi anni dopo, per fortuna) con Daria Nicolodi, che in questo sceneggiato, pardon, originale televisivo, è l'indiscussa protagonista. Ambientato in Toscana, Volterra credo, si snoda in un intreccio di apparente casualità, scoperte di oggetti rivelatori, personaggi misteriosi... il tutto ammantato di paranormale (le cicliche reincarnazioni, presunte o vere che siano). Il riassunto delle puntate precedenti lo leggeva Maria Giovanna Elmi, la fatina dell'Isola dei Famosi. Il tempo narrativo è quello degli anni '70: ho rivisto recentemente una puntata e mi ha fatto un certo effetto. I vestiti, il modo di parlare, l'arredamento delle abitazioni: mi sembrava di guardare uno dei filmini in super8 girati da mamma e papà quando eravamo piccoli.
Sapete cosa mi piacerebbe? Vorrei trascorre, con la testa di adesso e con le emozioni di tanto tempo fa, una serata a casa dei miei come allora, quando eravamo tutti lì davanti al televisore (ce n'era uno solo), dopo cena, ad aspettare l'inizio della puntata.

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