domenica 16 settembre 2007

Ancora sull'orobilogio

16 giugno 2005

Qualche tempo fa ho scritto un post sull'orobilogio, aggeggio nominato da Stefano Benni su Saltatempo che misura un tempo che non procede dritto, ma va avanti e indietro, descrive curve e tornanti, si arrotola su se stesso. Misura insomma il tempo individuale, unico e diverso per tutti. Un orologio normale fa il suo dovere tutto il giorno, basta cambiargli le batterie ogni tanto o ricaricarlo la mattina prima di uscire di casa. L'orobilogio invece funziona quando gli pare, o meglio, parte quando accadono cose particolari che lo inducono a mettersi in moto. E allora il tempo si arrotola, si restringe o si allarga a seconda di come gli girano le lancette e torna indietro o si mette a correre avanti. Ma cosa lo fa funzionare?
A me basta poco: uno scontrino dimenticato in una borsa, una vecchia agenda dentro un cassetto pietosamente chiuso perché sempre in disordine, una frase di mio figlio� insomma, ogni scusa è buona. Un po' di tempo fa è arrivata a me e Stefano una e-mail da un amico che non sentivamo e vedevamo da quasi vent'anni. Un ottimo motivo per mettere in moto l'orobilogio. Avevamo perso del tutto i contatti: lui si era trasferito in un'altra città e noi eravamo impegnati a costruire la nostra vita insieme. E' strano ricevere notizie da qualcuno a cui non hai avuto modo di pensare per tanto tempo e che invece eri abituato a frequentare quasi tutti i giorni, condividendo un sacco di cose belle e brutte. E' strano pensare che le nostre vite si siano sviluppate diverse e comunque, più o meno, percorrendo le stesse tappe. I nostri figli hanno quasi la stessa età e mi piace pensare che un giorno saranno amici così come lo siamo stati noi tanto tempo fa.

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